Per riflettere

Parola di Fabio "Emozione"

Si sarebbe iniziato a piangere, nel lungo percorso evolutivo dell’uomo, per manifestare le proprie emozioni ben prima dell’avvento del linguaggio parlato. Addirittura, piangere, associato a inquietudine, a un grido di aiuto, avrebbe costituito lo spartiacque emotivo fino alla nascita del cervello sociale, all’empatia.

Dunque, l’emotività, con le sue variopinte espressioni, ci riguarda dal profondo e da sempre. L’emozione (lat. p.p. emovère, trasportar fuori) abita di certo una terra affascinante, ancora da esplorare benché largamente studiata, non del tutto conosciuta, che ha le proprie radici nell’antico del cervello e i suoi effetti in ciò che consideriamo la parte nobile della nostra psiche: nel sentimento, nei vissuti, nelle relazioni sociali, perfino nelle strutture mentali.

L’emozione va liberata e valorizzata? Va gestita e controllata? Come viviamo l’emozione nel nostro tempo, segnato dal dominio della razionalità tecnica? 

Da un lato si tende a rimuoverla come richiesto dalle pretese (lucide, oggettive, calcolanti) degli apparati di funzionamento. Daltro lato, per reazione negativa, si ripiega in una interiorità sentimentale, privatamente coltivata al limite del solipsismo, assunta come unica legge di vita. Altresì, assistiamo all’esibizione pubblica dei vissuti emotivi per acquisire visibilità e notorietà (qui la spudoratezza viene scambiata per sincerità), o per orientare le scelte; oppure, ancora, aderendo a un modello di felicità identificato con la salute emotiva, per uscire da ogni forma di sofferenza.

Comprimere e rimuovere? Suscitare e manipolare? Accogliere e sublimare? Forse il verbo che purtroppo trascuriamo è educare.

L’emozione è contatto e relazione diretta con la vita. Educare a questo contatto che accende il cuore, consente di acquisire sensatamente“risonanza dell’altro” - all’opposto dell’apatia –, di sentire prima ancora di riflettere la differenza tra bene e male, tra ciò che è grave o irrilevante. Educare segna una traiettoria che porta dalle emozioni ai sentimenti, questi ultimi non un fatto naturale ma culturale, dunque suscettibile di apprendimento.

Si possono imparare insomma: avventurandosi, per esempio, nelle rappresentazioni della mitologia, della letteratura, della cinematografia, del teatro…ecc. che forniscono un repertorio ricchissimo di mappe grazie alle quali far fronte alle situazioni più complicate, anche al dolore.

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